Involucro è un percorso attraverso la materia, materia che è terra, pianta, pietra, ma anche insetti, rettili, farfalle. Attraverso l’involucro della creta prendono forma ossessioni e desideri, nella finzione che il tempo si possa cancellare e reinventare.
I temi di involucro sono la trasformazione della materia, la decomposizione e la morte, l’immortalità che viene donata alla materia dalla creazione artistica.
Così le piccole opere di involucro regalano allo spettatore la riflessione giocosa sul problema della rappresentazione dell’opera, sul valore della riproduzione seriale della stessa e sul valore del manufatto autentico.
Se la mano dell’artista crea, così può dare forma a trasformazioni reali, tangibili, ma che, nel momento dell’esposizione, diventano solo immaginabili, pensabili, attraverso la fotografia.
Il risultato è un senso di estraniamento dall’opera e dal suo messaggio, perchè nella polisemia di involucro si perde la stessa intensità di un singolo codice e nel gioco della trasformazione e dell’uso di materiali organici si perde anche l’orientamento al “valore” dell’opera. Infatti l’opera di decompone, si trasforma nel suo divenire, viene rappresentata innumerevoli volte, nel disegno, nella fotografia, nel rifacimento dell’opera stessa con materiali diversi.
L’origine materica si perde anch’essa nel prodotto finale, ciò che era una foglia diviene una conchiglia, ciò che era una pianta diviene un organo animale, a sottolineare come l’origine sia un problema che va molto al di là di interpretazioni psicoanalitiche e soggettive: l’origine è involucro del nostro primordiale esserci, così l’involucro è la sostanza che permette alla vita di crearsi.
Nella creazione la materia si trasforma e nel contempo esce dall’involucro protettivo per poter davvero essere cosa “esistente”. In queste opere la cosa resta imprigionata nella protezione che dovrebbe dare la vita e per questo la cosa è destinata alla decomposizione, a un processo di non individuazione che causa la mostruosità un po’ naif, grottesca, della cosa stessa e del suo involucro.
Dita, 2016
Conchiglia, 2016
Farfalla, 2016