Sto continuando a lavorare con la cartapesta, per il mio progetto Sirene. Vorrei riprendere il progetto sul lago montano “Lavarone See”, ma sto attendendo… che cosa? Non so dire precisamente, ma quest’idea è nata agli inizi di maggio, faceva freddo e la montagna era deserta, pochissimi turisti. Vorrei ricominciare a lavorare a questo progetto quando tornerà il freddo, quando non ci saranno più persone intorno al lago. E poi mi piacerebbe iniziare di nuovo a pensare al lago e alle sue rappresentazioni, quando saremo in autunno inoltrato, quando il caldo sarà un ricordo non solo qui in montagna ma anche in altri luoghi.
Così penso alle affinità tra il lavoro dell’artista e l’ambiente circostante: credo che sia molto profondo e imprescindibile. Questo è uno dei motivi per cui l’arte non può essere solo un modo per “passare il tempo”, o qualcosa di accessorio alle altre attività, come accade per esempio nella scuola, in cui si lascia pochissimo spazio all’attività artistica o musicale, o nelle miriadi di proposte per il “tempo libero”. E quando questo spazio c’è viene sottoposto a giudizio, o viene considerata attività secondaria, perdendo quindi il suo valore. Ma qual è questo valore? Credo che sia la capacità di comprendere noi stessi attraverso l’elemento artistico: l’arte ci permette di porci in relazione con il nostro Sè, ci permette di avere uno sguardo critico rispetto all’ambiente, ci induce a desiderare un cambiamento, una trasformazione, perché l’arte ci ricorda che c’è in noi un aspetto trascendente, o se si vuole un elemento di bellezza inestinguibile, nonostante la repressione di urla, compiti, diagnosi, apparati burocratici e oppressivi in cui costantemente siamo immersi.