Pubblico un estratto dalla nota introduttiva del mio libro “Arte-natura”, che trovate su www.edizionilaprimaradice.it
«Il tuo senso di un luogo: un senso di un luogo nell’arte emerge quando non si crea semplicemente una descrizione del mondo, ma si investe qualcosa di se stessi in esso, attraverso la propria esperienza». Così afferma l’artista Ann Bockley . Il rapporto tra arte e natura potrebbe essere riassunto in queste parole. Osservare l’ambiente circostante per trovare in esso parti della nostra storia personale, della nostra identità: porsi in ascolto accogliendo silenzi e suoni, rumori e scricchiolii, senza temere l’inquietudine: abbandonarsi ad una sottile paura che può impadronirsi di noi, quando camminiamo da soli nel bosco, o quando usciamo in condizioni atmosferiche impervie: tutto ciò fa parte del processo di elaborazione della natura che non è un mondo separato, differenziato ma un elemento con cui è possibile porsi in dialogo, come quel “Tu” di cui scrive Martin Buber. In questa prospettiva riporto l’estratto del mio capitolo “Natura e alterità” dal libro “Per una pedagogia dell’alterità, natura, arte, condivisione” edito da Aracne editrice nel 2020.
Trovate poi illustrato dettagliatamente il progetto Mixed media nature, con testi e più di trenta foto a colori. Il progetto nasce dalla riflessione contenuta nelle pagine precedenti, mi è quindi sembrato importante, per capirne lo sviluppo teorico e pratico, inserire una prima parte teoretica, dedicata alla ricerca filosofica e antropologica. Nella seconda parte invece, sono elencate tutte le attività svolte durante questo progetto, mentre nelle conclusioni trovate una sintesi e gli ulteriori progetti in itinere che hanno preso vita da “Mixed media nature”.
Il volume è una testimonianza artistica, teorica e biografica: negli anni della pandemia ho avuto la possibilità di poter soggiornare per tempi lunghi in un ambiente montano, abbastanza isolato, esperienza che non avrei potuto fare altrimenti. Ho così riscoperto il mio personale linguaggio per dialogare con il mondo naturale, una lingua che conoscevo, ma che in parte avevo dimenticato, fondata sui silenzi, sull’ascolto interiore, sull’abbandono e sulla costanza. Credo sia un linguaggio che tutti conosciamo e possiamo conoscere.