Il mio metodo Cre(t)a è metodo sincretico nelle artiterapie: le basi sono da rintracciarsi nella filosofia continentale (Ottocento-Novecento Europei) e nella psicoanalisi freudiana (Freud, Klein). Per me la prospettiva storico-culturale è fondamentale per ragionare, analizzare, capire il mio intervento come arteterapeuta. Credo che la contemporaneità sia iniziata con la Rivoluzione francese: e ciò emerge leggendo filosofi, romanzieri, ascoltando compositori (tra tutti Schubert) che hanno una sensibilità vicina a noi, vicinissima. Pensare che l’età moderna non finisca con il 1789, ma continui anche nell’Ottocento è sconfessare una certa visione della storia e della filosofia: significa fare un grande salto e dal medioevo giungere al 2021, significa abbandonare lo studio dell’evento più importante della contemporaneità (la Rivoluzione francese) e consegnarlo all’oblio, come a dire: “a vincere è stato e sarà sempre l’oscurantismo, semplicemente perché è sempre esistito ed esiste ancora oggi”: ma il compito di chi scrive, di chi studia, di chi filosofa non è sancire un diritto violato, ma è quello di creare nuovi orizzonti riaffermando l’autenticità della nostra condizione contemporanea, una condizione in cui l’umano aspira incessantemente a una nuova e originaria trasformazione.