Lavoro secondo il metodo Cre(t)a, creatività artistica e musicale nella relazione d’aiuto. Trovi le premesse epistemologiche del metodo nel libro: Artiterapie, l’ipotesi filosofica, ed. Aracne, 2016. Qui pubblico qualche riga dal primo capitolo: “L’importanza di trovare e suggerire una modalità di intervento efficace nell’esperienza terapeutica, che abbracci in modo convincente ambiti così complessi quali l’arte e la terapia, ci spinge inevitabilmente a prestarci a un approccio critico autenticamente filosofico per la mole delle implicazioni necessarie alla loro traduzione: basti pensare a concetti chiave quali il binomio salute–malattia — nel suo riferirsi al corpo individuale e sociale attraverso lo status storico–culturale — oppure il riferirsi all’idea di cura nella veste duplice di mezzi e fini dal suo svolgersi soggettivo a quello di sistema come valenza universale. Il contributo fondante dell’indagine filosofica diviene determinante, se è vero che nella speculazione e nella ricerca bisogna diffidare di ogni semplificazione che divenga facile ricetta o precetto: già nell’Eutidemo di Platone e nell’Etica di Aristotele l’amore per il sapere mutuava in sapere dell’amore manifestando chiara la propensione alla ricerca come indagine della relatio, tratto distintivo dell’umano.
Questo sarà un percorso intenzionalmente frammentario tale da richiamare a un tempo tradizione e innovazione, secondo un nesso linguistico di tipo evocativo, filologico, piuttosto che storiografico e analitico, sintagmatico più che paradigmatico, giacché l’esigenza di vedere sempre con occhi nuovi il mondo sia il riferimento costante di ogni ricerca autentica che sappia anche annullarsi nelle sue certezze di fronte al mistero della vita per trovare nuove risposte.”