Secondo lo studio pubblicato dalla fondazione Istud (2012) l’arteterapeuta deve possedere le seguenti competenze:
1) conosce il linguaggio artistico, i materiali e le tecniche specifiche dell’Arte anche in riferimento all’evoluzione storico-artistica dai primordi alla contemporaneità; conosce il processo creativo e le sue implicazioni sul piano emotivo, psicologico e cognitivo;
2) impiega queste competenze nei diversi ambiti di intervento (sostegno, prevenzione e orientamento, riabilitazione), e con diverse modalità organizzative degli incontri (incontri individuali e di gruppo) come terapeuta primario o in affiancamento;
3) si assume la responsabilità della relazione terapeutica, formulando piani di intervento differenziati a seconda dei bisogni educativi, riabilitativi o terapeutici dell’utenza;
4) svolge il proprio intervento, osservando e riflettendo sugli accadimenti, facendo riferimento a modelli teorici che permettano di inquadrare e decodificare gli avvenimenti della seduta svolta con il/i paziente/i;
5) mantiene l’impegno di supervisione periodica per accrescere le proprie capacità di intervento e garantire un intervento depurato da problematiche proiettive; è tenuto alla formazione permanente;
6) si inserisce in strutture ed enti, comprendendo il proprio ruolo e sapendo collaborare, nel lavoro d’équipe, al progetto individuato sul cliente. Ciò significa anche sapere informare in modo idoneo i responsabili sul percorso che il cliente compie con e attraverso l’Arte- terapia. Può svolgere, se in possesso dei requisiti precedentemente esposti per il terapeuta primario, la libera professione;
7) svolge la propria pratica professionale in ambito pubblico e/o privato, nel rispetto della deontologia professionale e di quanto stabilito dal Codice Etico del Registro Professionale degli Arteterapeuti Italiani.
Nella ricerca si fa distinzione tra terapeuta primario, ossia una figura sanitaria che è anche arteterapeuta e l’operatore di arteterapia. Questo perché in Italia la professione non è riconosciuta come professione sanitaria. Non ci sono percorsi universitari post-diploma che possano offrire una laurea in “arteterapia” o “terapie espressive”, ma esistono scuole private che organizzano percorsi formativi. Dal punto 7) si evince che il professionista che può articolare il suo intervento come descritto dai punti precedenti, può effettuare la libera professione. Quindi l’esperienza professionale, la supervisione e l’aggiornamento sono fondamentali nella confusione normativa in cui ci troviamo nel nostro ruolo di arteterapisti.